Chiesa di San Fedele
L’abbazia di San Fedele è la più grande chiesa romanica del Casentino, edificata nel 1195 per volere dei Conti Guidi insieme al monastero, che accolse nel 1262 i monaci Vallombrosani provenienti dalla più antica abbazia di Strumi (X sec.), distante pochi chilometri, di cui oggi rimangono alcuni edifici di proprietà privata. La Congregazione Vallombrosana resse l’Abbazia di Poppi fino al 1810, anno in cui Napoleone espropriò la Chiesa dei beni, sopprimendo molti Monasteri. Anche l’abbazia di S. Fedele fu in parte privatizzata nell’ala ovest, oggi sede del Liceo Scientifico. Un restauro novecentesco riportò la chiesa al suo originario aspetto che presenta caratteri tardo romanici. L’interno, secondo le caratteristiche del tipico edificio vallombrosano, è a croce latina, con l’abside orientata a est, e un’unica navata con transetto e copertura a capriate, tre grandi archi a tutto sesto, con decorazione bicroma, bianca e nera, che dividono la navata dal transetto.
All’interno sono conservate pregevoli opere d’arte:
- la Madonna e il Bambino in trono attribuita al Maestro della Maddalena risalente alla fine del XIII secolo.
- San Benedetto tra San Bernardo e San Michele, opera di Carlo Portelli (1508-1574), allievo di Ridolfino del Ghirlandaio;
- un Crocifisso di scuola giottesca, della seconda metà del XIV secolo;
- San Benedetto in adorazione dell’Assunta di Jacopo Ligozzi;
- la Madonna col Bambino e quattro santi di Antonio da Settignano detto il Solosmeo datata e firmata 1527;
- Il Martirio di San Giovanni evangelista di Francesco Morandini detto “Il Poppi”, oggetto di un recente e felice restauro.
Sopra al portale principale, è visibile un oculus con vetri policromi raffiguranti le storie del Beato Torello. E in prossimità dello stesso portale, nella profonda strombatura di una piccola monofora, è stato ritrovato un interessante ciclo pittorico del XIV secolo raffigurante nella volta un Cristo Pantocratore e, ai lati, quanto resta della narrazione del miracolo di S. Torello che ammansisce il lupo nei pressi del torrente Bora. Ad oggi risulta la raffigurazione più antica della città di Poppi sovrastata dal castello. Nel chiostro dell’Abbazia si trova il sepolcro dei Conti Guidi come testimonia una lapide scritta in latino del 1568 posta nella parete.
Il Beato Torello (1202-1282)
Il Beato Torello, Santo per i poppesi, nacque a Poppi da una nobile famiglia, ma divenne ben presto orfano e visse una giovinezza senza guida, dedita ai piaceri mondani. All’età di 20 anni grazie ad un segno straordinario si convertì, donò ai poveri tutti i suoi beni e si ritirò in un luogo solitario chiamato Avellaneto dove per sessanta anni visse da eremita. Consumato dalle penitenze e dalle sofferenze morì il 16 marzo 1282 fra le braccia del discepolo Pietro che ne scrisse la vita. Le spoglie sono conservate in un urna di vetro nella cripta dell’Abbazia. Attualmente un busto in bronzo dorato e argento risalente al 1600 è visibile appena si entra in chiesa. Di lui si raccontano molti fatti miracolosi accaduti in vita e post mortem. è riconosciuto protettore dei fanciulli e delle partorienti. S. Torello è patrono di Poppi, del Casentino e compatrono di Forlì: il suo culto è stato approvato da Papa Clemente VIII nel 1599 e confermato da Benedetto XIV nel 1756. La festa solenne si celebra la seconda domenica dopo Pasqua.
La Compagnia di San Torello
In onore del Beato Torello, per volere del parroco Don Filippo Mostardi della Congregazione Vallombrosana, fu fondata nel 1801 la Venerabile Compagnia di San Torello. Lo statuto è stato aggiornato, limitatamente all’aspetto civilistico nel 2008 con l’approvazione dell’Ordinario diocesano. La Compagnia è la custode del complesso monumentale ed assiste la Parrocchia in tutte le attività liturgiche. Oggi gli aderenti, fratelli e sorelle, raggiungono quasi i 500 iscritti.